una comunicazione non più rivolta solo al prodotto ma alle persone rende il brand distintivo e memorabile

lo sappiamo. ve l’hanno già detto in mille modi. lo abbiamo detto, e lo diremo sempre, anche noi: fare branding è un’azione strategica che permette di raggiungere gli obiettivi di business, migliora il fatturato, aumenta il coinvolgimento e rafforza le energie, facendo in modo che non si disperdano in azioni ogni volta diverse e poco strutturate.

lo sappiamo, ve l’hanno già detto in mille modi, noi compresi, che essere un brand oggi è più strategico nel mercato b2b che nel b2c.

, ok, “quelli” del b2c hanno iniziato a farlo prima, se no come facevano a vendere uno yogurt che va bene per le ossa, uno che va bene per la regolarità intestinale, uno che costa poco ma rende la pausa più dolce, uno che è addirittura capace di accendere i sensi così tanto che sembra quasi di fare l’amore, uno che è come se mangiassi un gelato, ma non è un gelato e quindi il senso di colpa che fa della dieta un vero e proprio strumento di tortura non trova terreno fertile.

“quelli” del b2c dunque, i cui uffici marketing, spesso erroneamente dipinti come abitati da vampiri in grado di succhiare l’essenza delle persone pur di manipolare le menti e vendere prodotti, sono stati gli apripista per “quelli” del b2b in grado di capire i vantaggi di una comunicazione che non fosse più solo rivolta al prodotto quanto a un elemento chiave presente in ogni azienda, mercato, ecosistema, universo: le persone.

le persone, le relazioni, il loro background, il metodo personale di ognuno di lavorare, crescere insieme, rappresentano il cuore del branding nel b2b.

ed ecco, dunque, la prima vera sfida per le aziende: essere un brand guidato da un imprenditore o un team dirigenziale capace di dare vita a linee guida precise, chiare, in grado di coordinare la libera iniziativa di ciascuno e di indirizzare l’azione verso ciò che è funzionale al corretto sviluppo della marca.

perché un’azienda dovrebbe diventare un brand? non un brand tra i tanti, ma autentico, basato cioè su visione e valori che appartengono a chi guida l’impresa?

perché non dovrebbe concentrarsi solo sul prodotto e/o sul servizio da vendere?

ci sono molti motivi. uno, e questo lo trovate in ogni libro di marketing, ce lo dice Philip Kotler: “la gestione del brand per i beni industriali e i servizi rappresenta un’unica ed efficace opportunità per stabilire vantaggi competitivi duraturi”. bello. ci sta. sono un’azienda, voglio delle opportunità che mi consentano vantaggi competitivi duraturi.

ma andiamo avanti.

essere un brand chiarisce al target i motivi per i quali scegliere il prodotto e/o servizio di quell’azienda, agendo in tutte le fasi del processo di acquisto del già citato Kotler. benissimo. e poi?

determina una linea chiara d’azione e coordina i comportamenti di tutte le persone che lavorano in azienda per renderli coerenti. mica male. altro?

internamente, genera appartenenza fra le persone che compongono l’azienda, aumentando la motivazione, il supporto, la partecipazione e la proattività.

esternamente, contribuisce a fidelizzare il cliente, rendendo il cambio fornitore un’ipotesi remota, o comunque più difficile. meglio di un integratore multivitaminico.

attrae e porta nuovi talenti, migliorando così il livello complessivo dell’impresa. vi prego, non fermatevi. ne voglio ancora.

aumenta la reputazione dell’azienda e rende evidente, al mercato e a tutti gli stakeholder, gli elementi differenzianti che la caratterizzano. in pratica la combinazione di carte vincenti al tavolo del poker.

un brand autentico è capace di esprimere chiaramente i valori su cui si basa e indirizza la scelta del buyer, all’interno di un mercato in cui i prodotti sono più o meno dello stesso livello ed essere distintivi e memorabili è fondamentale. una manna dal cielo.

il brand autentico, e questo è il motivo principale per cui amiamo fare branding nel b2b, si fa portatore di una visione chiara e determina una nuova cultura d’impresa. in questo modo, il brand autentico ridefinisce le regole del mercato, cambia la cultura del settore nel quale opera, chiama a raccolta le altre imprese che si riconoscono in quella visione e tutte insieme contribuiscono a migliorare la società stessa.

è proprio questo il senso di fare branding nel b2b. del resto, se un assetato nel deserto sogna di bere una Coca-Cola ghiacciata, perché un’azienda che cerca la migliore soluzione per i propri impianti non dovrebbe sognare i prodotti di bulloni.ind dopo che ha visto non solo cosa fa, ma come lo fa, chi sono le persone che lo fanno, da quali valori sono animate, e che impronta vogliono lasciare nel mondo?