ora tocca a Daniel, il figlio, farsi carico del passaggio generazionale e continuare a evolvere “il brand”

quando il 25 settembre 2021 Daniel Maldini ha segnato, contro lo Spezia, il suo primo gol tra i professionisti, indossando, neanche a dirlo, la maglia del Milan, la dinastia Maldini ha aggiunto un tassello a una storia iniziata più di 65 anni fa.

parlando di passaggio generazionale nel mondo dello sport, non si può non pensare a quello che rappresenta in questo ambito la famiglia Maldini.

certo, ci sono stati altri padri e figli che negli anni hanno calcato i campi di calcio con risultati più o meno buoni. ma non c’è nessuno che lo abbia fatto come i Maldini, capaci di essere alcuni tra i giocatori (e anche allenatori, se si pensa a Cesare) più vincenti della storia del pallone. Non solo vincenti. Atleti in grado di ridefinire il ruolo del terzino e di interpretarlo con una classe fino ad allora riservata ad altre pedine dello scacchiere. come se fosse un ruolo nel quale fantasia, estro, genialità acquisissero e non più solo una retroguardia attrezzata per spezzare l’azione avversaria e fermarne l’avanzata.

se prima di Paolo Maldini tutti volevano fare i trequartisti o gli attaccanti, dopo di lui, schiere di ragazzini hanno iniziato a sognare di indossare la maglia numero 3 e diventare i migliori terzini sinistri della storia. come lui.

Paolo Maldini inizia la sua carriera nel Milan non come un predestinato, ma come un bambino che deve crescere e farsi le ossa, senza che qualcuno gli regali nulla solo perché il cognome che porta è quello di chi ha alzato la prima Coppa dei Campioni della storia per un club italiano.

più dei numeri, 25 anni sempre con la casacca rossonera addosso, 1041 presenze ufficiali, più dei trofei, 7 scudetti, 5 Coppe dei Campioni, 5 Supercoppa Uefa e svariati altri titoli nazionali e internazionali, contano le sue doti carismatiche, atletiche e umane. una persona che è stata capace di ripartire dopo brucianti sconfitte, due su tutte, la finale mondiale giocata con l’Italia nel 1994 e persa ai rigori contro il Brasile, e finale degli Europei, persa contro la Francia nel 2000.

i Maldini sono l’esempio più lampante, e vincente, di cosa significhi passarsi il testimone e farlo nell’unico modo possibile: trovando la propria essenza e la propria personalità, continuando in un solco tracciato prima da altri. un solco che ha bisogno di continuare a essere percorso, disegnato, reso fertile, arricchito.

quando il passaggio generazionale accade in azienda, la strada da seguire è quella che hanno intrapreso i Maldini: mantenere salde le proprie radici, cementare il presente e continuare a guardare avanti, portando il proprio valore personale, le proprie visioni, il proprio modo di “giocare”.