quando un competitor non è un nemico da abbattere ma un alleato per cambiare in meglio le cose

quando si parla di brand, mercato e imprese, è giusto scomodare persone che hanno acquisito il titolo di mito e leggenda?

sì, se lo si fa con tutte le attenzioni del caso, allontanandosi da superficialità e luoghi comuni.

perché le aziende non sono mostri inanimati che vivono su pianeti sconosciuti, divoratrici di persone, ideali, anime. sono organismi complessi, composti da persone che vivono e agiscono in un mercato che vive e agisce nella società.

contribuire a rendere migliore la società dovrebbe essere il primo punto di ogni manifesto aziendale, nel b2c certo, ma anche e soprattutto nel b2b.

e allora, scomodiamo senza imbarazzo alcuno, Nelson Mandela. un simbolo del 1900, una persona che, al pari dei grandi della terra, travalica i confini geografici e temporali.

un uomo che ha fatto della sua vita un esempio forse ineguagliabile ma sicuramente da tener presente ogni giorno. ogni giorno in cui si affrontano vita, lavoro, relazioni, perché tutto è collegato e tutto è collegabile.

Mandela, incarcerato nel 1962 e rilasciato solo nel 1990, è l’esempio più fulgido di chi ha usato il proprio tempo per prepararsi al meglio non appena si è presentato il momento di cambiare davvero le cose, lasciando perdere vendette, soprusi da ricambiare, violenza da perpetrare una volta passato al di là della barricata. Mandela, per il quale anche il concetto di nemico assume un significato diverso, si è seduto al tavolo con chi lo aveva incarcerato, per abolire le ingiustizie e creare una società più equa, mettendo finalmente fine all’apartheid.

ha vissuto gli anni di prigionia cercando un modo di contribuire al cambiamento della società, senza mai rinunciare a far sentire la sua voce e a portare avanti le sue idee. ha studiato il tessuto sociale, il mercato, in ottica collaborativa, cercando di capire come parlare ai suoi “nemici”, i competitor, per creare un mondo migliore. un mondo dove c’è spazio per tutti, se quei tutti sanno di avere tra le mani un potere enorme da utilizzare nel migliore dei modi, accettando i propri limiti e investendo sul proprio potenziale.

per una società che progredisce, migliora, include e non divide.