come è arrivata così in alto? raccogliendo il testimone del padre per poi percorrere la sua strada personale

c’è un filo sottile che lega la carriera di genitori e figli, un filo che i successori decidono se spezzare o continuare a curare.

la differenza è abissale: spezzarlo, significa trovare la propria strada al di fuori di un sentiero tracciato da altri, curarlo vuol dire realizzarsi personalmente all’interno di un percorso già battuto ed esplorato e, per questo, foriero di confronti continui.

Tania Cagnotto, la più grande tuffatrice italiana di tutti i tempi, è cresciuta in una famiglia dove i tuffi, che si trattasse di trampolino o piattaforma, erano di casa. e dire che se si pensa a Bolzano, luogo di nascita della leggenda azzurra, tutto viene in mente tranne che piscine, sbuffi d’acqua e odore di cloro.

per Tania però l’elemento acqua è la cosa più naturale del mondo: il padre, Giorgio Cagnotto, è stato un grande tuffatore, vincitore di diverse medaglie a livello italiano, europeo e olimpico, secondo solo, nel panorama nazionale, a Klaus Dibiasi. e la mamma, Carmen Casteiner, è un’altra che di tuffi se ne intende; i 5 titoli consecutivi italiani dalla piattaforma dei 10 metri sono lì a testimoniarlo.

quando nasci in una famiglia così, con una forte tradizione di sport e vittorie, le alternative sono due: o gli unici tuffi che fai sono quelli al mare con gli amici e le amiche, o inizi a pensare a come ritagliarti il tuo spazio in quel mondo, costruendo il tuo io e uno stile capace di rappresentarti in maniera univoca, senza farti definire da quelli che ti hanno preceduta.

Tania Cagnotto ha deciso di percorrere la seconda via e lo sport italiano ringrazia. la sua è una storia bellissima e tutt’altro che semplice, soprattutto perché a passarle il testimone non è stato un padre che “si è fatto da parte” al termine della sua carriera, quanto un padre che nella vita della figlia-atleta è rimasto con un ruolo di primo piano: l’allenatore.

quanto può essere difficile e complicato, oltre che stimolante, essere allenata da un padre considerato come uno dei migliori nella tua stessa specialità?

quanto può essere “schiacciante” raccogliere questo tipo di eredità?   

per Tania Cagnotto la risposta sembra essere una:

indipendentemente dalla via percorsa dai tuoi predecessori, la tua storia è ancora tutta da scrivere. e il modo in cui la scrivi, dipende solo da te e da quanto sei disposta a mettere in gioco per riuscire a realizzare i tuoi obiettivi.

i tuoi obiettivi. non quegli degli altri. nemmeno quelli di tuo padre o di tua madre. gli obiettivi di Tania diventano presto chiari; a livello italiano ed europeo vince tutto (in Europa è la tuffatrice con più podi in carriera), a livello Mondiale, oltre a 3 argenti e 6 bronzi, conquista l’oro a Kazan nel 2015 (specialità trampolino da 1 metro), sconfiggendo le atlete cinesi da sempre regine della specialità, ma è l’Olimpiade a rappresentare la sua più grande sfida. una sfida che, dopo anni di allenamenti massacranti, sempre spinti al limite, scanditi dalla voglia di migliorarsi ogni giorno, sembra persa quando, a Londra 2012, nel corso della sua quarta Olimpiade, il bronzo le sfugge per soli 20 centesimi di punto. una beffa. 20 centesimi di punto, nei tuffi, significano un errore impercettibile, come uno schizzo di troppo entrando in acqua. la medaglia olimpica, quella che a suo padre non è sfuggita (due argenti e due bronzi tra Monaco, Montréal e Mosca) sembra stregata, tanto che Tania arriva a dichiarare “mi hanno maledetto a questi Giochi. le Olimpiadi non fanno per me; questo era il mio sogno, ma la vita è un’altra”.

e invece, i Giochi fanno per lei. basta (!) aspettare 4 anni, cambiare città, Rio de Janeiro e partecipare alla quinta Olimpiade. in Brasile Tania Cagnotto completa il percorso e mette la bandiera sulla vetta del suo Everest personale: vince l’argento nel trampolino da 3 metri sincronizzato con Francesca Dallapè e il bronzo nel trampolino singolo da 3 metri. davanti a lei solo le due atlete cinesi. ma questa è un’altra storia, la loro.

la storia di Tania Cagnotto parla di un’atleta capace di raccogliere un testimone pesante e di trovare i propri codici espressivi per realizzare i suoi sogni, nel solco di chi l’ha preceduta, tracciando il proprio pezzo di strada.

Tania ha due figlie femmine, Maya e Lisa: chissà se decideranno di tuffarsi da un trampolino o staranno lontane da qualsiasi piscina. lo scopriremo tra qualche anno.