vogliamo brand autentici
qual è il primo passo che un brand deve compiere quando si affaccia sul mercato? posizionarsi. per farlo in modo corretto, e ormai lo sanno anche i muri, occorre distinguersi dagli altri. in modo autentico, però.
c’è stato un periodo in cui il mantra che si ripeteva in ambito brand era “se non ti distingui, ti estingui”, tant’è che a forza di distinguersi un tanto al chilo alla fine si finiva per essere tutti uguali.
un’azienda deve comunicare al proprio pubblico quello che davvero è.
in termini di posizionamento, sono due le cose da analizzare in partenza: il target, per individuare i bisogni da soddisfare, e lo scenario competitivo, per cercare spazi lasciati liberi dai competitor. confrontando questi due fattori è possibile trovare la propria area di unicità. tutto questo però comporta due limiti da non trascurare. il primo si riferisce al fatto che per analizzare target e scenario direttamente sul campo, appoggiandosi a enti di ricerca, servono risorse economiche ingenti. e i risultati, in tempi di una società fluida in cui le persone a volte dichiarano cose che non corrispondono a verità, non sono sempre attendibili. il secondo limite è legato al fatto che il brand è un organismo complesso che coinvolge tantissimi aspetti dell’impresa. questi elementi devono essere coordinati in maniera coerente e quando la dimensione valoriale della marca viene definita a tavolino basandosi su queste analisi, può accadere che tale coerenza venga interrotta, magari per comportamenti non in linea di dipendenti, commerciali o receptionist.
come ovviare a tali problemi? ripartendo dai valori autentici di chi guida l’impresa. un’azienda deve comunicare al proprio pubblico la propria essenza. e deve coinvolgere tutti gli attori che la compongono in quella che è la sua visione autentica.
per creare un brand distintivo e memorabile è, dunque, necessario lavorare a stretto contatto con imprenditori e manager per trovare e comunicare in modo coerente quelli che sono valori che già appartengono loro in qualità di esseri umani. perché il lavoro non è altro che uno spazio di espressione di quello che siamo e di quello che ci rende unici.