“il brand mark è il primo codice interlinguistico dell’identità visiva di una marca” scrive nel suo libro Brand Identikit Gaetano Grizzanti, CEO di Univisual Brand Consulting e figura di riferimento per la cultura del branding in Italia.
l’identità visiva di una marca, la brand identity, è data dall’unione delle componenti visive e testuali che permettono alla marca stessa di distinguersi tra le altre e di essere ricordata da chi osserva.
all’interno di una società frenetica nella quale le immagini e gli impulsi visivi scorrono alla velocità della luce, distinguersi ed essere memorabili appare l’unica strada da percorrere per i brand che non vogliono finire nel mucchio dei tanti e dei superflui. questo vale per le grandi aziende del mercato business to consumer, quanto per quelle del business to business.
ecco perché anche e soprattutto le piccole e medie imprese dovrebbero pensare alla definizione della propria brand identity inserendola all’interno della strategia di marca.
come si costruisce il brand mark?
il brand mark non è un semplice marchio ma è l’insieme dei codici visivi e testuali che rendono quel marchio riconoscibile e memorizzabile. questi codici sono 7: concept, naming, logotipo, payoff, simbolo, font e colori.
il concept è l’idea chiave dell’identità visiva, il pensiero strategico definito nelle prime fasi del progetto di branding sul quale si basa la promessa differenziante del brand.
il naming è il nome della marca (o del prodotto). nel settore b2b accade spesso che quel nome sia una parola descrittiva. questa scelta limita le potenzialità della marca ed è per questo che è meglio dare vita ad un naming evocativo, capace già di far nascere emozioni e comunicare più in profondità.
il logotipo, dal greco logos “parola” e dall’inglese type “lettera”, è la grafia del nome, la parte leggibile e pronunciabile. dà forza e distintività al naming, rendendolo ancora più memorizzabile.
il payoff è il nocciolo della copy strategy (i contenuti veicolati dal brand), supporta il posizionamento di marca e ne esplicita la sua identità. può essere descrittivo ed emozionale, a seconda che accompagni un brand name emozionale che ha bisogno di essere definito in maniera concreta oppure che veicoli le emozioni affiancando un brand name descrittivo.
il simbolo è la parte figurativa del marchio. può essere astratto o figurativo. i simboli distintivi e memorabili diventano vere e proprie icone capaci di presentare la marca senza bisogno della presenza del naming (l’iconico Swoosh di Nike ti dice niente?).
il font è il carattere utilizzato per caratterizzare la parte testuale della comunicazione. parte dal payoff e si estende a tutti gli altri testi.
i colori, all’interno della strategia di branding, hanno un ruolo fondamentale. sono in grado infatti di trasmettere messaggi, emozioni e valori e di dare a tutta l’identità di marca una distintività che dura nel tempo.
questi sette elementi lavorano insieme e all’unisono per esprimere l’idea definita in partenza in fase di posizionamento.