Lili Elbe è stata una delle prime persone della storia ad essere identificata come transessuale
essere se stessi. trovare la propria identità, seguendo lo scorrere degli anni, dei pensieri, delle emozioni, delle prese di coscienza, della vita. nascere e trasformarsi, perché quello che sei non resta identico ma muta nel tempo.
per certe persone, muta in maniera profonda. così profonda da intervenire sul proprio corpo perché diventi testimone di quello che si è e non più di quello che si era. il corpo. involucro dell’anima, emblema dell’essenza, veicolo dell’interiorità. primo punto di contatto con l’esterno, con gli altri, con il mondo. ma, soprattutto, compagno che abitiamo per tutta la vita. se quel compagno però diventa qualcosa che non ci appartiene e non ci rappresenta più, che non trasmette quello che davvero si è, specchio bugiardo dell’essere, cambiarlo è l‘unica cosa da fare. che sia facile, sia come scelta che come pratica, è tutt’altro che scontato. non lo è oggi, terzo decennio del secondo millennio, impossibile immaginare come e quanto lo fosse agli inizi del ‘900.
la vita di Lili Elbe, nata biologicamente uomo con il nome di Einar Mogens Andreas Wegener, è la storia di una delle prime persone al mondo a sottoporsi a un intervento chirurgico di riassegnazione sessuale e a essere identificata come transessuale.
arista e illustratrice specializzata in dipinti di paesaggi, studia alla scuola d’arte di Copenaghen, dove conosce Gerda Gottlieb. le due si sposano e iniziano la loro vita insieme, viaggiando e stabilendosi a Parigi, dove Lili diventa la modella dei dipinti della moglie, iniziando a indossare panni femminili e a entrare in connessione con una parte di lei rimasta nascosta fino ad allora. il coraggio di Lili è quello di non combattere quella parte ma di seguirla e di capire che rappresenta la parte più vera di lei. anzi, che rappresenta lei nella sua totalità e veridicità.
nascere in un corpo che scopri non sentire tuo, è uno dei momenti più delicati della vita di una persona. avere il coraggio di diventare quello che si è, rappresenta la scelta più valorosa che si possa fare.
la storia di Lili ce l’ha raccontata sul grande schermo Eddie Redmayne, interpretandola magnificamente nel film diretto da Tom Hooper “The Danish Girl” del 2015. con la sua delicatezza ed espressività racchiude in queste frasi il significato del perché sia necessario e vitale affermare se stessi, al di là delle convenzioni, del mondo contro, dei giudizi degli altri, delle frettolose etichette appiccicate dalla società e della paura di sottoporsi a interventi chirurgici a dir poco sperimentali all’epoca:
“per un momento ho dimenticato me stesso. per un momento sono stato solo Lili”. “io penso con la mente di Lili. sogno i suoi sogni. c’è sempre stata”. “questo non è il mio corpo. devo lasciarlo andare”.
l’affermazione del sé: l’unica cosa che conta davvero.